Calibri da caccia e strozzature: lepre, caccia alla migratoria e colombaccio

- Categoria: Caccia

Parlando di calibri da caccia e strozzature con il Prof. Simone Bertini, uno dei massimi esperti di caccia, dopo aver visto beccaccia e selvaggina stanziale o selvaggina migratoria, anatra e oca, passiamo ora alla lepre

Piuttosto raramente capita di vedere cacciatori che la insidiano con calibri più piccoli del classico 12 o - al limite – del 20; anche in questo caso tutto è possibile, ma la caratteristica del selvatico di partire lontano, di essere piuttosto resistente ai pallini piccoli e altri piccoli ma non trascurabili fattori, consigliano di ricorrere a cartucce di media grammatura con pallini grossi, strozzature non troppo aperte e calibri non troppo piccoli.

La piccola migratoria diventa invece terreno di conquista dei piccoli calibri; storicamente insidiata da cannonate del calibro 12, oggi appare davvero una situazione in molti casi esagerata e perfino anacronistica. Un calibro 20, un calibro 28, un calibro 36 e/o un .410 risultano assolutamente performanti (ma anche un bellissimo calibro 24, così come per la selvaggina stanziale; purtroppo il calibro 24 è quasi completamente in disuso): allodole, storni, tordi bottacci e sasselli non gradiscono le attenzioni che riservate loro con i suddetti calibri, vista anche la scelta notevole di munizioni dedicate che potete reperire in commercio. Nella caccia da appostamento diventa infatti un piacere “giostrare” con le varie strozzature per le diverse distanze di tiro, ben sapendo che quasi sempre tale distanza di ingaggio si mantiene entro valori accettabili; qui un calibro 20, ma anche e soprattutto un calibro 28 e un .410 ripagano ampiamente la fiducia accordata loro, permettendo lo sparo di munizioni in gran quantità senza accusare la stanchezza.
La maggior leggerezza delle armi (in linea generale, talvolta alcuni fucili in calibro .410 pesano alcuni etti in più di un calibro maggiore, in virtù di alcuni spessori che non sono riducibili, n.d.A.) permette una discreta agilità nel seguire le evoluzioni del selvatico, sia quando si trova in avvicinamento, sia quando scappa a gambe (anzi ad ali) levate, nel tentativo di sottrarsi alle successive fucilate. E vale sempre la regola della giusta cartuccia, oltre che della corretta strozzatura; inutili, se non addirittura controproducente, sparare sempre e comunque grammature di piombo ai limiti massimi concessi dal calibro. Se vi trovate in questa situazione frequentemente, forse vale la pena che prendiate in considerazione l’idea di cambiare calibro, semplicemente!
Nella caccia alla migratoria addirittura i piccoli calibri si prendono una vera e propria rivincita, specialmente quando ci addentriamo nel settore delle cartucce silenziate, ossia quelle munizioni concepite per creare il minor disturbo acustico possibile, è infatti cosa nota che le cartucce silenziate le troviamo da parte di quasi tutti i produttori nel calibro .410 e talvolta anche nel calibro 28. Ma diventano più rare se saliamo con il calibro.

Rifacciamo parzialmente un passo indietro, se consideriamo il colombaccio; chi ha scritto l’articolo l’ha cacciato con i volantini e un calibro .410, completamente mimetizzato in un campo di girasoli, con fucilate piuttosto semplici. Ma l’ha anche cacciato in appostamenti sui valichi montani con canne lunghe e strozzate, dove nessuno dei seguaci di Nembrotte si “arrischiava” a tenere in mano un calibro 28. Manca comunque una precisazione, visto che in commercio si cominciano a vedere esemplari di calibro 28 … magnum, ossia con camera di cartuccia da 76 mm. Se tralasciamo l’aspetto balistico e tecnologico, indubbiamente di grande levatura, ne abbiamo veramente bisogno? È veramente necessario sparare 32 o 33 grammi di piombo, ben sapendo che questa è già ampiamente la dose ritenuta standard del calibro 12, due salti di calibro più alti? Diciamo che il 28/76 può essere considerato l’uovo di Colombo per quanto riguarda la versatilità, potendo sparare (quasi) di tutto.

Il nostro viaggio tra calibri da caccia e strozzature si conclude qui. Non basta leggere sulle riviste di questo e quel giornalista, o ammirarne le gesta in epiche azioni di caccia messe a video … quello che il lettore o il telespettatore non conoscono, sono le cocenti delusioni che sono state patite agli esordi, adesso abilmente mascherate da successi. Nessuno nasce “imparato”, statene sicuri! E, se adesso ci divertiamo ad enfatizzare cartucce dedicate, magari consigliando la strozzatura più idonea per un determinato selvatico, siate sereni; l’età porta saggezza e quello che potete apprezzare è il risultato di una grande passione, di tanta forza di volontà e di inciampi. Come sempre accade nella vita.